Per chi è appassionato di storia antica mischiato alla religione di sicuro adorerà soffermarsi sulle divinità egiziane e greche. Su quest’ultima i Greci hanno creato e pregato una serie di divinità antropomorfe che, sia grazie a varie unioni tra di loro che unendosi ai mortali, hanno dato vita a una serie di eroi e semidei su cui hanno scritto canti, leggende e miti, ma chi è anche studioso sa che prima degli dei c’erano altri esseri a governare la terra, ovvero i Titani.
Essi nacquero dall’unione di Urano (divinità primordiale del cielo) e da Gea (divinità primordiale del cielo), dalla loro unione nacquero i Titani e le Titanidi; questo documento si soffermerà su una Titanide in particolare, ovvero Teti.
La leggenda di Teti
Di Teti esistono due famose leggende, la prima è citata sopra, in cui si narra che Teti è una Titanide, ultima figlia nata da Urano e Gea, anche se è sorella a Titano Oceano ne diventò moglie e generò due figli: Potamoi e Oceanine.
Tratti storici narrano, durante la guerra tra Olimpi, figli dei titani Urano e Rea, e i Titani per ribellarsi e spodestare il padre, Teti allevò Era, divinità e moglie di Zeus, proteggendola dalla battaglia, cosa che rifece dopo molto tempo quando la madre degli Dei scoprì i tradimenti del marito sia con mortali che con creature magiche come le muse.
Fu teti inoltre a vendicarsi del marito che, dopo aver fatto nascere Atena perché aveva inghiottito la madre mortale, le consegnò un’alga che le permise di far nascere il Dio Efesto.
La seconda leggenda invece narra di una nereide (= ninfea marina, figlia dell’umano Nereo e della Titanide Oceanina) chiamata Teti anche lei, moglie del Re Peleo, re di Ftia.
Prima ancora di Teti, Peleo aveva un’altra moglie che però non se ne sono trovate molte di informazioni tranne il nome: Antigone.
Quando sposò Teti lei concepì il più grande eroe dell’antica Grecia, ovvero Achille.
Alla sua nascita Teti lo rese il più invincibile del mondo non solo perché lo fece allenare dal ciclope più forte di tutti gli altri, che si chiamava Chirone, ma anche perché da piccolo fu immerso nel fiume stinge, questo lo rese invulnerabile tranne nell’unico punto in cui veniva sorretto dalla madre, il tallone.
Da qui si è infatti capito perché questo eroe era così forte nel combattimento e chiamato quasi in ogni battaglia, tra cui la Guerra di Troia dove perì a causa di Paride che, inconsapevolmente, lo colpì nel suo unico punto debole e ancora “umano”, il tallone da dove la madre lo sorreggeva.
Un’altra nota leggenda narra invece che per rendere il figlio il più forte tre gli umani, di giorno lo ungeva con l’ambrosia (cibo degli dei che rende immortali) e di notte, all’insaputa del marito, lo adagiava tra le fiamme per eliminare le parti ancora mortali.