La Sisac insieme alle organizzazioni sindacali più importanti a livello nazionale hanno stipulato un accordo collettivo nazionale relativo al 2016-2018 che disciplina i rapporti con i medici di medicina generale. Questo accordo è stato raggiunto dopo una lunga e impegnativa trattativa e contiene al suo interno una serie di aspetti importanti per la medicina del territorio.

Che cosa prevede questo accordo?

L’Acn 2016-2018 nasce da esigenze manifestatesi già prima della pandemia, e pone delle solide basi per intraprendere nuovi accordi 2019-2021 e 2022-2024. Con la firma di questo accordo si confermano e consolidano i principi fondamentali della medicina generale quali: la libera professione convenzionata, la scelta fiduciaria, l’autonomia organizzativa e si evolve un nuovo modello organizzativo mediante l’istituzione delle AFT e il passaggio al ruolo unico dell’assistenza primaria. Viene anche introdotto il settore della medicina penitenziaria. Grazie ai nuovi finanziamenti finalizzati all’organizzazione, come quelli previsti dall’ultima legge di bilancio attivi dal 2022, si può rendere la medicina generale moderna ed efficace per i cittadini e attrattiva per le generazioni future di medici, andando a migliorare l’assistenza territoriale e rendendo sostenibile il servizio sanitario nazionale.

Assistenza primaria

Negli ultimi decenni nel nostro Paese ma anche in molti altri Paesi del mondo ci sono stati diversi cambiamenti che riguardano l’andamento demografico ed epidemiologico, con ricadute importanti sulla definizione dei bisogni di salute individuale e della popolazione. In particolare, stiamo assistendo a una continua diminuzione della natalità e del tasso di mortalità generale, dovuta ai progressi ottenuti in ambito sanitario come il miglioramento delle condizioni igieniche, interventi di Sanità Pubblica che hanno consentito di ridurre sia la mortalità infantile che quella adulta. Questi fenomeni associati alla riduzione delle patologie infettive sembrano avere, nel corso degli anni, modificato i bisogni di salute della popolazione. Il merito di tutto ciò sembra essere legato all’attenzione che si è rivolta a una serie di fattori che influiscono positivamente sulla salute dell’individuo. Nonostante, però, sussistano una serie di possibili differenze che possono in qualche modo condizionare la salute, ciò che accomuna questi fattori è il ruolo esercitato dall’assistenza sanitaria. Si è passati a un’assistenza sanitaria più centrata sui bisogni di salute complessi che richiedono un’assistenza di lungo periodo. Un’assistenza che sia in grado di rispondere a ciò, necessita di strumenti che possano aiutare a determinare la quantità dei bisogni di salute delle popolazioni a rischio di ogni Paese, regione e comunità locale che vive in una determinata area geografica.

Cosa stabilisce?

L’assistenza primaria (PHC) punta sullo sviluppo di un modello che sia centrato sulla promozione della salute e che possa garantire una serie di interventi sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale nei confronti dei pazienti di un determinato territorio. L’assistenza primaria si rivolge principalmente a quattro tipologie di target, che si differenziano tra loro secondo “macro-aree” di bisogno clinico assistenziale e che vengono rappresentate nelle varie fasi della vita, età pediatrica, età adulta e terza età, con eventuali differenze legate al genere:
  • assistito sano e apparentemente sano: per il quale si può intervenire con programmi di educazione e promozione della salute;
  • paziente indifferenziato: colui che presenta per la prima volta una condizione per la quale non è ancora possibile individuare il disturbo o la patologia. Questo paziente non avendo risposte certe, si rivolge in modo improprio a un sistema di emergenza-urgenza;
  • paziente cronico autosufficiente;
  • paziente non autosufficiente e fragile.