Torna forte l’interesse degli investitori sul mercato criptovalutario: nelle ultime settimane, infatti, l’intero settore ha potuto beneficiare di un intenso rialzo che, se da un lato ha contribuito a risollevare il valore della capitalizzazione dal minimo di Giugno, dall’altro ha riportato l’hype sui livelli di inizio anno. Il prezzo del Bitcoin, fra i sottostanti più importanti, ha registrato dal bottom relativo ai 24500 dollari una progressione di quasi 40 punti percentuali, tuttavia da un punto di vista tecnico non si rileva ancora alcun segnale che faccia presagire un’evoluzione, in positivo, della struttura grafica di medio e lungo termine. Al contrario sul fronte news vi sono vari aggiornamenti che, messi insieme come diverse tessere di un puzzle, lascerebbero intravedere un possibile cambio di paradigma sul mercato di riferimento e soprattutto spiegherebbero ciò che sta attualmente accadendo ai corsi dei token.

Ad esempio, la testata Criptovaluta.it, da tempo punto di riferimento per chi investe in asset digitali grazie ad approfondimenti ben circostanziati sui temi caldi del momento, riporta un’indiscrezione dalle implicazioni clamorose per tutto il settore. Secondo la squadra di analisti, il rally a cui si è assistito nelle ultime ottave potrebbe essere solo il preludio di un movimento decisamente più consistente; parcheggiata in stablecoin, infatti, sarebbe pronta a confluire proprio su Bitcoin, Ethereum e sul resto delle valute virtuali una mole di 140 miliardi di dollari.

La tesi dell’amministratore delegato di Binance

La notizia riporta le valutazioni di professionisti del settore sicuramente attendibili e dei management di diversi exchange: entrando nello specifico, su USDC, BUSD e TETHER sarebbe allocata la liquidità, a cui si faceva poc’anzi riferimento, in procinto di essere investita in sottostanti che non prevedono meccanismi di pegging; come evidenziato da Changpeng Zhao di Binance, chi è intenzionato ad uscire definitivamente dal mercato crypto difficilmente deterrebbe risorse su stablecoin, se non con la chiara intenzione di un riposizionamento in vista di un miglioramento del quadro macroeconomico.

Il fatto che fino a questo momento non vi sia mai stata una somma di tale controvalore depositata in stablecoin, nonostante un’inflazione monstre che attanaglia tantissime economie a livello globale, è un elemento che depone a favore della tesi di Changpeng Zhao. Inoltre, come evidenziato dagli esperti di Criptovaluta.it, il più delle volte per innescare una reazione a catena sul mercato delle criptovalute è sufficiente una liquidità nell’ordine di grandezza di pochi billions, figurarsi un importo che da solo vale il 12% dell’intera attuale capitalizzazione del settore.

Criptovalute e opportunità di investimento

Naturalmente il compito più difficile per un investitore è rappresentato dall’individuazione del timing corretto, per accodarsi ad un eventuale travaso di tali dimensioni. Trattandosi di un esercizio complesso persino per chi opera sui mercati finanziari a livello professionale, potrebbe risultare utile quindi utilizzare alcuni espedienti per aggirare il problema. La soluzione più semplice, per investire sugli asset digitali, è accumulare posizioni poco alla volta, riducendo al minimo le size e distanziando gli ingressi nel tempo, in modo da abbassare il prezzo medio di carico in caso di situazioni di risk off. La diversificazione è un altro strumento di grande efficacia per ridurre l’impatto della volatilità dei prezzi sull’allocazione di portafoglio.

Le criptovalute più capitalizzate possono essere negoziate ormai sulle piazze di scambio regolamentate sia attraverso i contratti futures quotati al CME sia attraverso i fondi di investimento, tuttavia il canale di accesso più utilizzato dai risparmiatori rimane sempre quello individuabile nei servizi dei broker online e dei crypto exchange: il motivo di tale preferenza è da ricercarsi soprattutto nei profili commissionali estremamente vantaggiosi presentati da tali intermediari, a fronte di tool operativi altamente tecnologici. Inoltre l’offerta di asset digitali è quella che prevede il maggior numero di sottostanti negoziabili, in modo da garantire un’elevata diversificazione indipendentemente dallo strumento utilizzato per accedere al mercato di riferimento.

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